Marcella Carboni
Da diversi anni Marcella Carboni esplora con tenacia e passione un universo di suoni che raramente ha visto protagonista l’arpa. Dopo il diploma, nel 1995, ha dedicato tutte le sue forze alla ricerca di una sintesi. Il risultato, secondo le parole di Franco Fayenz, è quel suo “equilibrio fra il jazz e la musica europea, fra scrittura e improvvisazione, tecnica impeccabile e suono affascinante” (Il Foglio, 18 agosto 2007).
La scintilla è scattata grazie all’arpista newyorchese Park Stickney, che le ha svelato le potenzialità dell’arpa jazz. Da lì in poi, la musicista e compositrice cagliaritana ha partecipato con la sua arpa elettroacustica a seminari, corsi di jazz e di perfezionamento in Italia e all’estero. Se il primo effetto è la curiosità di vedere il suo scintillante strumento blu quasi fuori contesto, è stato grazie alle sue qualità artistiche che nomi del calibro di Bruno Tommaso, Roberto Cipelli, Paolo Fresu e Riccardo Zegna (solo per citarne alcuni) hanno deciso di collaborare con lei, spesso scrivendo composizioni pensate per il suo strumento o affidandole alcune delle proprie pagine, come è successo con un gigante come Enrico Pieranunzi. Ed è con questo bagaglio sonoro che la sua musica ha viaggiato fino alla realizzazione di “Trame”, il suo primo disco da solista, appena pubblicato per l’etichetta discografica Blue Serge.
La critica l’aveva già notata grazie al cd d’esordio del Nat Trio (di cui fa parte insieme alla bassista Elisabetta Lacorte e al sassofonista Simone Dionigi Pala), pubblicato dalla Splasc(h) Records. A tutt’oggi è l’unica arpista a essere comparsa nelle classifiche Top Jazz 2008 della rivista specializzata Musica Jazz nelle categorie “strumentista dell’anno” e “miglior nuovo talento”. La vocazione per la musica afroamericana non le ha impedito di impegnarsi in ambito contemporaneo, di prendere parte a progetti cinematografici e teatrali, e di adattare il suo strumento alle necessità del soul, del pop e della musica elettronica.
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